Silvio Berlusconi si gioca la carta aperturista con Matteo Renzi. Il segnale è chiaro: il veto inizialmente agitato su eventuali candidati per il Quirinale di provenienza Pci (o comunque del Pd) ora è svanito. C’è chi dice che in realtà per il premier avere un candidato del suo partito non sia una priorità (e anche chi aggiunge che il primo a non volere Romano Prodi sia proprio lui).
Fatto sta che Berlusconi, in questa partita a scacchi, si concentra su un primo obiettivo: l’unità dei suoi gruppi parlamentari, pre-condizione per avere un peso e una credibilità in questa partita fondamentale.
Il Cavaliere ieri ha chiamato uno per uno i suoi dissidenti meno “militarizzati”, quelli non del gruppo fittiano stretto ma piuttosto coloro che ultimamente si sono schierati con lui per far sentire la propria voce e accendere i riflettori sul loro malumore, per invitarli a non promuovere iniziative avventuriste nella partita per il Colle.
Il messaggio è chiaro: “Niente scherzi, serve la massima unità, altrimenti verremo spazzati via tutti”.